Ma chi me lo fa fare?

«La vita, senza una meta, è vagabondaggio» Seneca, uomo di Stato e filosofo contemporaneo di Gesù-Cristo.

«Io so i progetti che io medito per voi, progetti di pace e non di sventura per darvi un futuro e un avvenire.» Geremia 29,11

«Noi tutti siamo stati messi su questa terra per farne un posto migliore, abbiamo tutti, dico tutti, il proprio contributo da dare. Un potenziale che Dio stesso ci ha dato. E credo che sia un delitto contro Dio non cercare di scoprire quali siano le nostre qualità e non cercare di svilupparle»  Laura Fitzgerald, Colazione da Starbucks.

Nella prima citazione Seneca intende dire che una vita senza scopo è una vita vuota, misera, sprecata mentre nella seconda Dio ci rassicura dicendoci che lui ha dei progetti per la nostra vita. Nella terza l’autrice di Colazione da Starbucks va ben oltre dicendo che noi tutti dobbiamo considerare un dovere verso Dio cercare di raggiungere questi obiettivi.

Ma come si fa a vedere questi progetti realizzati?  Cos’è necessario allo scalatore per raggiungere la vetta? Io credo che gli servino tre elementi: una visione, dei mezzi e la motivazione.

1° La visione

Ci vuole il progetto stesso. Guardare avanti e fissarsi una meta da raggiungere è indispensabile nella vita dell’individuo e non soltanto per quella spirituale. Se non ci si fissa un obiettivo ben preciso da raggiungere l’impresa è destinata a fallire! Come sanno bene i giovani la scelta della meta è difficile. Se non si sa dove indirizzare gli sforzi, bisogna chiedere a Dio una rivelazione e poi vagliarla attentamente. Non bisogna mai partire all’avventura, cambiando direzione ad ogni bivio, perché si corre il rischio di perdersi e sprecare le proprie forze. È necessario invece agire come in una corsa d’orientamento o una scalata: procurarsi una mappa e una bussola e pensando bene prima di agire. «Nella calma e la fiducia sta la vostra forza» Isaia 30,15

2° I mezzi:

Quando è stato individuato l’obiettivo serviranno dei mezzi per raggiungerlo. I mezzi disponibili potranno allungare o accorciare il percorso ma non devono toglierci dalla mente la visione stessa, lo scopo finale da raggiungere. I mezzi che si hanno a disposizione dipendono per esempio della famiglia nella quale ci si trova, dall’epoca nella quale si vive, dalla posizione geografica dove si è capitato di nascere, dalla professione esercitata e dagli studi fatti.

I mezzi sono suddivisi in due categorie distinte: ci sono i mezzi acquisiti, ovvero che si hanno già dalla nascita, e i mezzi acquistabili, ovvero quelli che vengono aggiunti tramite il lavoro. La parabola dei talenti (Matteo 25,14-30) è un illustrazione di quest’ultima categoria. Gesù ci racconta la storia di un padrone che affida i suoi beni ai suoi tre servi e poi parte per molto tempo. Un servo riceve cinque talenti, un altro due e il terzo uno solo. Al ritorno del padrone tutti servi gli riportono i talenti in loro possesso. Due li hanno investiti e raddoppiati e sono premiati mentre uno si è limitato a seppellire il talento ricevuto e lo restituisce tale e quale e viene punito per questo.

L’obiettivo di questa parabola è di spronare i credenti non soltanto a utilizzare i mezzi che hanno a disposizione ma anche impegnarsi per aumentarli e di ricordare che il lavoro è una tecnica fondamentale per la moltiplicazione dei mezzi. Nella parabola, la differenza fra il successo e l’insuccesso dei servi è dunque il lavoro svolto. Ciò significa che per soddisfare Dio quello che conta non è la quantità di mezzi ma il lavoro. Infatti chi aveva dieci talenti non è stato premiato più di colui che ne aveva quattro.  

3. La motivazione - 

Anche con predisposizioni straordinarie, un’intelligenza da premio Nobel, mezzi materiali illimitati a disposizione  nessun progetto verrà mai realizzato se manca la motivazione senza la quale ogni sforzo verrà percepito come punizione. La mancanza di motivazione conduce al fatidico pensiero: «Ma chi me lo fa fare?»  è solo una questione di tempo prima che tutto si fermi.

Ci sono molte cose che possono motivare una persona a raggiungere un obiettivo: le necessità, le paure, le pressioni fisiche e psichologiche. Il modo migliore e più piacevole per essere motivato resta comunque la spinta dell’entusiasmo che, secondo un dizionario, è uno stato interiore di esaltazione indotto da qualcosa che suscita un'adesione appassionata. L’entusiasmo è un fenomeno che induce piacere tramite il lavoro, e questo porta in modo automatico al raggiungimento di obiettivi.

«Ancora oggi ringrazio il Padre-Eterno di avere conservato intatto quell'entusiasmo, che non mi fa mai sentire la fatica» Flavio Insinna, attore italiano.

L’entusiasmo dà bellezza ai sogni e porta a correre rischi per vederli realizzati. Ci vuole un entusiasmo costante per arrivare alla meta mentre molti bellissimi progetti si insabbiano per mancanza di motivazione.

Ma da cosa  scaturisce l’entusiasmo?

Dall’amore? Chi ama, soprattutto se è ricambiato, si entusiasmerà nell’utilizzare tutti i suoi mezzi, e anche acquistarne altri, nel volere procurare gioia alle persone che ama. I sacrifici non pesano quando si ama.

Dal bisogno di valorizzazione? Chi non è cosciente del proprio valore si entusiasmerà per tutte le cose che gli promettono valorizzazione da parte degli altri. Per esempio accetterà tutte le sfide e si butterà in qualsiasi impresa senza pensare alle conseguenze, teso soltanto verso l’approvazione dell’altro. Questo tipo d’entusiasmo è molto pericoloso, per ovvi motivi. La Storia ce lo insegna.

Dalla curiosità?  Da un interesse momentaneo possono  nascere cose più importanti. Ad esempio interessarsi ad una professione, ad uno strumento musicale, ad uno sport ect..  può far scoccare la scintilla dell’entusiasmo, facendo nascere un’autentica passione altrimenti insospettabile.

Dalla speranza? Chi spera anela a qualcosa di migliore per la propria vita e questo lo spinge a cercarsi un obiettivo da raggiungere provando entusiasmo nel compiere un’azione che lo libera dallo stato precedente.

Che cosa scatenerà in te l’entusiasmo?

Ad ognuno di rispondere. Resta il fatto che il mondo sarà un posto migliore in cui vivere quando ognuno di noi avrà trovato in sé l’entusiasmo per compiere qualcosa di buono a favore dell’umanità (Efesini 2,10).

Datum: 28.07.2014
Autor: Franca Henriette Coray/Foto di Lidia Focarete

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